Questa notte ho paura, dentro il cuore della campagna mi avvio a passi incerti, spaventato dalle figure della notte.
Silhouette deformate di alberi meravigliosi di giorno, che la sera diventano mostri infernali.
Fermate la mia immaginazione, sta correndo troppo.
I miei piedini insaccati in calzettoni spugnosi e avvolti da scarponcini marroni, fanno fatica a stare dritti tra i sassi e lo sterrato.
Ho il nasino rosso per il freddo e ho passato gran parte del tempo sotto la quercia a fare anelli di fumo, come i grandi.
Solo che a me fa solo un po' male la testa, loro tossiscono, sputano e puzzano.
Io non puzzo, odoro di buono, di buono bagnato.
Le foglie secche sono piene di goccioline e sono tanto bagnate, umidicce.
Credo sia ora di cercare la via di casa.
La via di casa si smarrisce sempre facilmente, secondo noi, ma in realtà è sempre lì ad attenderci.
Quando non sarà lì, quando non riusciremo più a trovarla, vorrà dire che qualcosa non è andato come avevamo previsto, o che il mostro mangiacase l'ha divorata.
Poverino, tutti lo odiano, ma lui non può fare altro, è la sua natura.
Ognuno ha bisogno di una giustificazione.
Ho il culetto bagnato, foglioline cattive.
Continuo ad avere paura.
Sono coraggioso ma ho paura.
Nel bosco, vicino la mia casa ,abitano i lupi, le coccinelle del diavolo! le api! No, i pungiglioni no, vi prego.
Non devo pensare ai pungiglioni!
Tremo tutto.
Il mio piumino non mi permette di fare movimenti completi delle braccia, come se fossero ingessate dalla morbidezza.
Il cappellino cade sui miei occhi, ogni tanto provo ad essere cieco, non mi piace affatto.
Chissà come fanno gli altri.
Uffa, sento pure i capelli sporchi, perchè non respirano, se i capelli non respirano trattengono il fiato e sudano, così si sporcano.
Sono fiero di camminare qua, tra i miei terreni.
Perchè un giorno saranno tutti miei, me lo ha detto Papà.
Perchè Papà maiuscolo? Perchè è sempre maiuscolo, che domande.
Eppure era iniziato tutto così bene, io e Tom, tutti e due a ruzzolare per la vallata, sporchi di erba,fango, insetti schiacciati.
Non prendetemi per cattivo, ma alcuni insetti sono proprio brutti e altri è giusto che muoiano.
A volte faccio la mitraglietta.
Seguo le formichine, vedo dove hanno il nido e dove ne trovo tante e ne pesto una, poi un'altra.
Dopo un po' inizio a muovere i piedi e a sbatterli con forza, velocissimamente, più veloce che posso e faccio “tatatatatatà”.
Poi smetto perchè mi stanco e vedo quello che è successo.
Spesso almeno la metà le uccido.
Ritornando al ruzzolamento, mi becco anche terriccio e spine.
Le spine delle piante cattive.
Ma quando ho il bastone le piante non fanno le cattive, sono io che con colpi di mazza le rompo.
Così imparano.
La mamma lo dice sempre, non ruzzolate, che l'erba non si toglie dai jeans!
Ma cosa ci posso fare io se Tom ha i pantaloni verdi e se ne frega!
Posso non seguirlo?
Il sole era caldo caldo, di quelli che tenti di guardarlo in faccia e lui non vuole, proprio non te lo fa fare.
O non mi guardi o mi dai la vista.
Ricattatore, a volte lo odio proprio.
Allora mi prendo di coraggio e lo sfido.
Niente, non può nulla.
Neanche gli occhiali da sole di Papà.
Il nostro ruzzolare ci ha portato tra gli alberi e la curiosità di noi bimbi è sempre la stessa.
Di quella che ti comanda il corpo.
Come gli adulti quando non vogliono far vedere le cose, ma i gesti li tradiscono.
Entriamo?
Tutti e due scuotiamo la testa, ma i nostri passi ci hanno già portato oltre il recinto, e oltre il fossatino di fango.
Il fossatino è pericoloso, ma io salto in alto.
Tom un po' di meno, ma non si sporca comunque.
La casa sopra la vallata scompare in lontananza.
Casuccia, torno presto, giuro.
Odore pungente di resina, fiorellini, mosche che orbitano su cacche giganti, le torte di mucca!
Leggendarie!
Una volta dentro il bosco, mi sono sentito un po' perso.
Tom non aveva nessun problema, però io volevo ancora vedere le coccinelle, quelle a puntini neri ma con il dorso giallo, spesso vengono mangiate dalla coccinelle del diavolo, simili ma con il corpo affusolato.
Volevo tenerle in mano, sperando che mi facessero la cacchina sul palmo.
Porta fortuna.
Nel bosco trovo subito un'alternativa.
I ragnetti.
Quelli con le gambe lunghe lunghe che tu pensi che siano spilli deformati e con il corpo piccolo piccolo.
Tom non si vede più e io ho adocchiato una super ragnatela!
Dovrei cercarlo, ma non mi va adesso.
Mi avvicino, il sole la rende luminosa ogni tanto, mentre il vento la smuove leggermente, così che, quando la perdo di vista, posso riadocchiarla con facilità.
Lo sapevate che la ragnatela è la bava dei ragni?
Io a volte provo a sputare e ad aspettare che solidifichi, però lo sputo scompare e basta.
Metto le manine sull'albero, la trama di bava è attaccata tra due alberi,è veramente grande.
La corteccia è freddina, c'è anche un po' di erbetta di quella del presepe.
Penso che potrei prenderla e fare un regalino a mamma, poi però non ho le tasche, e non mi va veramente.
Vorrei leccare la resina, ma ho un po' di timore.
Dopo aver visto quel film sui dinosauri ho paura di trovarci le zanzare che portano mostri.
Così mi avvicino con gli occhi alla ragnatela e guardo da vicino.
Guardo il ragno che cammina elegante, sospeso in aria.
Vedo come, con leggerezza inizia ad avvolgere una timida mosca nella propria saliva e vedo la voracità con cui se ne nutre.
Stupide mosche!
A poco a poco svuota il suo corpo, rendendolo una carcassa priva di vita.
Attorno a lui altri insettini minori e altre moschette aspettano solo di divenire sacrifici!
Vai ragno! Sei il migliore!
Sorrido, il mio viso si illumina.
Le onde provocate dalle mie corde vocali colpiscono quella stupenda seta, che subito inizia a muoversi, a vibrare.
No!
Urlo.
Non distruggerti!
Il sorriso scompare.
Chissà perchè è sempre così.
Una lacrima inizia a graffiarmi il visetto tondo.
Cavolo, cavolo non devo piangere, sono un ometto io!
Stupido, sono uno stupido.
La ragnatela si stacca, con una mano, nell'agitazione, l'ho urtata.
Colpa mia!
Ragno scusa!
Singhiozzo e mi accascio.
Tento di rincollarla con la mia saliva, ma appena la prendo in mano mi rimane appiccicata.
Tolgo i guantini rossi, li butto per terra, e prendo a mani nude il tutto.
Niente, è diventato un caos totale!
Lacrime a mai finire, il naso cola, le guance diventano rosse da morire e bollenti.
Tom?
Tom dove sei?
Il sole inizia a calare sui campi, l'ombra si staglia coraggiosa al suo posto.
Il grano è giallo, un giallo meraviglioso.
Qualche pastore qua e là riporta le pecore all'ovile.
Qualche pastore assaggia dell'acqua con un gigantesco mestolo.
I corvetti volano verso l'alto, il vento si fa più forte.
Presto, la luce che aveva illuminato il nostro cammino se n'era andata.
Il calore del sole ci aveva abbandonati.
Le lacrime smettono, mi calmo.
Raccolgo i guantini e li rimetto.
Pezzettini di mosche e ragnatela si sono infilati sotto le unghie, i pantaloni sono sporchi di verde, la mamma si arrabbierà.
Mi accovaccio sotto la quercia grande e chiudo gli occhi tremando.
Questo è quello che è successo prima.
Ora sono qua e lo sapete.
Tom non si trova, ho paura che sia stato sbranato, che qualche ragnone lo abbia succhiato o peggio, sia stato rapito da un pastore pazzo.
Mio padre lo dice sempre che ci sono dei pastori di cui non ci si deve fidare.
So come tornare a casa, non sarà difficile.
Non è difficile.
Non lo è.
Ho solamente paura che questo bosco possa diventare la mia prigione, il mio cuore perso.
L'anima che ho cercato a lungo e che non ho mai trovato per più di qualche minuto.
Ho paura che questo vecchio corpo non possa farcela come prima.
Sento il pericolo dell'errore.
Sento la schiena piegata a metà dall'umidità.
Le mani tremano, non di paura, ma per il freddo che si è stagliato nel mio stomaco.
Tom non è mai tornato.
Io non sono riuscito a fare nulla di nulla se non invecchiare.
Sento ancora qualche vecchio odore.
Credo di sentirlo.
Sento come si è rintanato nel mio corpo decrepito.
Ora, come allora, inseguito dai parenti, poco lontano da casa, tutti preoccupati.
Ora come allora, ho sempre bisogno di aiuto, come un bimbo, con le mie guance distrutte dal freddo.
Ora come allora le lacrime graffiano e bruciano il mio viso.
giovedì 17 gennaio 2008
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